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Dialoghi. Su chi non c’è con chi non c’è.

Dunque, nàni, quando hai smesso di fidarti?
Cioè tu che hai sempre sorriso, detto grazie, ceduto il passo sul marciapiede, proprio come ti ho insegnato, quando hai deciso di non lasciare posto nel tuo cuore a chi ti parla, come mai hai iniziato a toglierti la possibilità di conoscere gli altri?

Nonna mia, non è che non ci sia più spazio o che io non voglia aprirmi agli altri. E ti giuro, e so che lo vedi da dove sei, che sorrido ancora tanto, che dico sempre grazie-buongiorno-buonasera-arrivederci, e per di più scendo pure dal marciapiede e non metto le dita nel naso.

Come ci hai insegnato.

Ma il cuore, boh, lo sento tanto ferito. Lo sento un po’ claudicante, salta un battito. Mi sembra impanato, come quando ci facevi fare la cotoletta. E ci provo ad aprire porte, ma mi frega la fretta di scoprire chi ho di fronte, le sue intenzioni, il suo modo di fare.

Non riesco a lasciar correre, vorrei sicurezze, nonna.

Eh, nàni, lo sai che a mettere giorni sui giorni si fa la pelle, ci si abitua a picchiare, ma anche a essere picchiati. Ma non devi mica lasciare vincere chi ti ha fatto male, non devi abbassare sempre la testa ma imparare quando è giusto farlo, perché arriverà anche chi non ti vuole ferire e chi ti guarda per la bellezza che sei e allora sarà come me e il nonno.

Eh, nonna, ma le statistiche mi fregano. Per adesso sono più quelli che mi hanno fatto e ai quali ho fatto male. Forse per questo tiro su muri e sembro sempre scostante.

Perché sono stanca di stare male.

Sai nonna, in inglese si dice TAKE CARE, prendersi cura. A volte non l’ho fatto.

Oh, fat mel te? Sa dit? E po’ lasa ster i ingles.

Nonna si dà e si prende. Io ho anche un po’ dato in male.

Scoltem me, nàni, adésa tola dolsa e tira al fiee.
Fa quel cat cred, ma sta come tee. Ridi sempre, apri quel cuore a chi ti ha fatto abbattere un muro…

(Eh sì, nàni era concesso solo alla mia nonna)

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